Stefano Pensotti

INFO SUL FOTOGRAFO:

… Evito le grandi sale di preghiera per godere delle ultime ore di luce, mi accodo al vecchio monaco che mi sorride curioso, la tunica porpora splende nell’infuocato tramonto che si fa strada tra la spessa coltre di nubi grigie, poi prendendo a sinistra lo lascio preferendogli un’anziana signora che tiene per mano un bambinello. La nenia che la Nonnina ripete è forse una preghiera o la filastrocca per farlo stare tranquillo mentre fanno la kora, sempre in senso orario, attorno alla collina. Le ombre si allungano sugli scabri  muri di pietra, lame di luce corrono veloci a disegnare il tetto d’oro del Monastero Songlinsi, nella piana ai suoi piedi il fumo dai camini a ricordare la strada di casa, il sentiero sulla collina si ferma innanzi ad un campo di bandiere che corrono veloci nel vento dispensando la saggezza delle loro preghiere, il mondo è colmo delle delizie del Cielo. Si siedono sulla panca sotto al grande ginepro, il bimbo a dondolare le gambe nel vuoto, io più discosto a ricordare la mia infanzia ed una nonna che salmodiava seguendo la processione nella calda sera di festa su altre montagne. Fisso la nonnina la sulla panchina pensando “è mia nonna Maria”. Scorgevo in quel viso la stessa espressione che animava il volto di mia nonna quando nei mesi estivi l’aiutavo nel campo di patate tra le montagne della Valsassina. Li ho capito, ho capito quanto simili siano queste tibetane alle anziane che c’erano un tempo nei nostri paesi di montagna. Simili nelle semplici trecce raccolte sul capo, nelle pesanti gonne scure, nelle rughe profonde impresse dalle fatiche di una vita, nelle mani forti che hanno alimentato fuochi, mescolato cereali, difeso figli, allevato schiere di nipoti. E ancor più simili nella fede ingenua e profonda, avulsa da ogni sottigliezza filosofica, sempre tesa a un’immagine o un’invocazione capace di funzionare con le divinità. …

Pensotti © dal volume
TIBET: Viaggiatori nell’Oriente ignoto

Forse è strano, ma dopo 30 anni non sono ancora abituato a guardare le mie fotografie senza emozionarmi per quel che sono riuscito a fissare in un semplice scatto, spesso mi chiedo come mi sia stato possibile, quale prodigio mi abbia permesso tali ordinate geometrie. Tutto è iniziato molto molto tempo fa tra le montagne della Valsassina dove ancora bambino nei mesi estivi aiutavo mia nonna nel campo di patate, osservavo tutto curioso di quel mondo agreste così lontano dalla città che vivevo per il resto dell’anno. Molti anni dopo, quando ho iniziato a viaggiare, quelle prime esperienze hanno segnato il senso e la direzione della mia ricerca, mi hanno portato a cercare il segno dell’uomo.

Stefano Pensotti (www.stefanopensotti.com) nato nel 1959 a Casargo tra le montagne della Valsassina (LC) Inizia a fotografare in giovane ètà, a 14 anni apprende la tecnica di sviluppo e stampa del B&W. Da allora non ha mai smesso di fotografare e studiare autori e tecnica. Inizia a viaggiare, prima Europa e poi Africa ed Asia per la produzione di reportage. Suoi servizi sono stati pubblicati da numerose riviste italiane e straniere, il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre in tutta Italia. Ha pubblicato 10 volumi fotografici, editi da diversi editori in Italia, Francia, Libia ed Inghilterra. Sue opere sono conservate nelle collezioni della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, della Fondazione Italiana per la Fotografia, dell’Archivio Fotografico Italiano di Castellana, della Galleria Melesi di Lecco. Premiato in numerosi contest internazionali tra cui il Premio Chatwin 2007 per il reportage fotografico, nei 100 finalisti del “Travel Photographer of the Year” 2012, premiato al Siena International Photography Awards 2016. E’ rappresentato dalle agenzie fotografiche Marka e Age Fotostock. Di lui hanno scritto Luigi Erba, Denis Curti, Roberto Mutti, Lanfranco Colombo, Gianfranco Arciero. Da 30 anni viaggia in Europa, Africa e Asia per la produzione di servizi fotografici o accompagnando piccoli gruppi di Viaggiatori.

FOTO DEL FOTOGRAFO: